
Sostituti della carne e del pesce: pro e contro
- Dott. Mario Sicilia

- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
Negli ultimi anni il mercato dei sostituti vegetali della carne e del pesce è letteralmente esploso. Dalle “bistecche” di soia ai “burger vegetali”, fino ai “filetti di pesce plant-based”, sempre più persone scelgono queste alternative per ridurre il consumo di prodotti animali, per motivi etici, ambientali o di salute.
Ma la domanda da porsi è: sono davvero una scelta salutare?
La risposta, come spesso accade in nutrizione, è: dipende.
Perché non tutto ciò che è vegetale è automaticamente sano, e non tutto ciò che è animale è necessariamente dannoso.
I sostituti vegetali: un’idea nata con buone intenzioni
L’obiettivo dei sostituti plant-based è nobile: offrire un alimento che replichi la consistenza e il sapore della carne o del pesce, ma con un impatto ambientale inferiore e senza derivati animali.
Molti di questi prodotti sono infatti a base di proteine isolate di soia, pisello, grano o riso, a cui vengono aggiunti oli, addensanti, aromi, coloranti e sali minerali per riprodurre il gusto e l’aspetto dell’originale.
Sul piano nutrizionale, possono rappresentare una valida alternativa occasionale, soprattutto per chi segue un regime vegetariano o vegano e fatica a coprire il fabbisogno proteico. Tuttavia, non sono tutti uguali.
I “pro”: cosa possono offrire
✅ Fonte di proteine vegetali
Molti prodotti di nuova generazione contengono quantità proteiche comparabili a quelle della carne (circa 18–22 g per 100 g). Questo può aiutare chi ha ridotto o eliminato le fonti animali a mantenere una buona quota proteica quotidiana.
✅ Assenza di colesterolo e grassi saturi animali
A differenza della carne rossa o dei salumi, i sostituti vegetali non contengono colesterolo e, se formulati bene, hanno un profilo lipidico più favorevole.
✅ Ridotto impatto ambientale
In media, la produzione di alimenti plant-based richiede meno risorse idriche ed energetiche rispetto alla carne tradizionale.
I “contro”: il lato nascosto degli alimenti plant-based
⚠️ Ultra-processati
Molti di questi prodotti rientrano nella categoria degli ultra-processed foods, cioè alimenti lontani dalla materia prima originaria e ricchi di additivi, stabilizzanti, aromi e grassi industriali.
Questo significa che, pur essendo vegetali, possono avere un impatto metabolico simile a quello dei junk food: più infiammatori, meno sazianti e più calorici del previsto.
⚠️ Troppo sale, troppi ingredienti
Molti burger o “bocconcini vegetali” superano facilmente i 2 g di sale per porzione. In più, un’etichetta con 15 o 20 ingredienti è un campanello d’allarme: più un prodotto è complesso, più è lontano da ciò che dovrebbe essere un alimento naturale.
⚠️ Fonti lipidiche discutibili
Per dare sapore e consistenza, molti sostituti contengono oli vegetali raffinati (come olio di colza o di girasole) ricchi di acidi grassi omega-6, che in eccesso possono promuovere infiammazione.
⚠️ Profilo aminoacidico incompleto
Anche se l’apporto proteico può essere buono, le proteine vegetali spesso non contengono tutti gli amminoacidi essenziali nelle giuste proporzioni. Questo può essere compensato con una dieta varia, ma va tenuto presente.
Non tutto ciò che è vegetale è automaticamente sano
“Plant-based” è diventato sinonimo di salutare, ma in realtà ciò che conta è il livello di trasformazione dell’alimento, non solo la sua origine.
Un burger vegetale ultraprocessato non è più sano di un salume industriale: entrambi sono lontani dal concetto di “cibo vero”.
Lo stesso discorso vale al contrario: ridurre la carne o il pesce non significa sostituirli con prodotti di laboratorio.
Si può seguire un’alimentazione più vegetale scegliendo fonti proteiche naturali e poco processate come:
legumi (lenticchie, ceci, fagioli, piselli)
tofu, tempeh o seitan in versione semplice
uova e pesce azzurro (per chi non è vegano)
frutta secca e semi
Sono alimenti che non solo apportano proteine di buona qualità, ma anche fibre, vitamine e minerali in forma naturale, senza additivi.
In conclusione
Sostituire la carne o il pesce può avere senso, per motivi etici, ambientali o di salute, ma va fatto con criterio.
La regola è semplice:
"Più un alimento è vicino alla sua forma naturale, più è nutrizionalmente valido."
Quindi sì a un consumo consapevole di prodotti plant-based, ma no all’idea che “vegetale” significhi automaticamente salutare.
Equilibrio, varietà e semplicità restano le basi di una nutrizione sana.









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